Narni

Narni-Ponte di Augusto

Il Ponte di Augusto

Edificato in età augustea, nel quadro del più vasto programma di riassetto viario della via Flaminia, il ponte scavalca il fiume Nera con possenti arcate rivestite di travertino.
Menzionato dalle fonti classiche, descritto da artisti e viaggiatori, alla ricerca del pittoresco ed il sublime, il monumento s’impone per l’altezza considerevole, 30 metri, e una lunghezza di 160 metri. Il ponte, concepito su tre o forse quattro arcate, ne conserva solo una, oltre ai ruderi di due pilastri. I piloni, in pianta rettangolare, sono impostati sulla roccia.
La complessità del manufatto e alcune difformità costruttive inducono a pensare a lunghe fasi di fabbricazione. Segni evidenti di restauri antichi denunciano inoltre cedimenti collegati all’intenso uso o calamità naturali.
Le cronache di epoca medievale riferiscono di crolli dovuti a terremoti e alluvioni. Di certo, il crollo del terzo pilone è documentato nel 1855. Nel corso degli anni Settanta del successivo secolo, il ponte è stato oggetto di interventi di consolidamento.
In seguito ai recenti eventi sismici, in particolare quelli del 2000, l’arcata superstite ha subito lesioni. I lavori di restauro e consolidamento, terminati nel maggio del 2005, hanno restituito il fascino originario al monumento architettonico.

La fonte Feronia

Sorge in mezzo alla vegetazione boschiva, articolata in un ambiente a pianta quadrata. E’ alimentata da una sorgente incanalata in un cunicolo sotterraneo retrostante. Il manufatto risulta in gran parte costruito nel IV-III sec. a.C.
Il cunicolo, con un percorso sotterraneo pressocché rettilineo ha inizio da una grotta, sul fondo della quale si raccoglie l’acqua che sgorga da due fenditure della roccia. Due pozzi verticali perpendicolari all’asse del cunicolo, con pareti costruite in muratura, servivano per l’aerazione e per l’accesso del personale addetto alla manutenzione.
La monumentalizzazione antica del cunicolo attesta l’esistenza di un luogo di culto dedicato a Feronia. La divinità, di origine sabina, era venerata soprattutto nel IV-III sec. a.C. in quanto protettrice delle acque e dei boschi e ritenuta dotata di virtù terapeutiche.