Avigliano Umbro

La Foresta fossile

Avigliano Umbro

Inglobati dalle argille, i tronchi hanno subito un processo di fossilizzazione che gli ha consentito di mantenere pressoché inalterata la struttura lignea. Il dato più rilevante consiste tuttavia nella loro posizione, la stessa che avevano in vita, infissi nel terreno con l’apparato radicale. Recenti studi hanno consentito di attribuire tali reperti a specie della famiglia delle Taxodiaceae, proponendo il Pliocene superiore, circa due milioni di anni fa, come ambito cronologico. Per motivi legati alla conservazione, sono state concepite specifiche coperture. Le vicende geologiche che intressarono il territorio umbro nell’era del Pliocene, circa due milioni e mezzo di anni fa, vedono l’emersione dalle acque marine dell’intera penisola italiana. Nelle valli si formarono dunque enormi bacini di acque stagnanti, che si estendevano da Città di Castello fino a Spoleto e la conca ternana. Questa enorme massa d’acqua formava il lago Tiberino. La foresta di Dunarobba, presumibilmente a ridosso del lago, fu interessata da consistenti fenomeni alluvionali. Questo comportò, nel corso del tempo, un progressivo deposito di sedimenti, che iniziò ad interrare dapprima la base dei tronchi, fino al totale seppellimento. Ricoperti sotto uno strato di fango argilloso di dieci metri, gli alberi morirono. Tuttavia la particolare consistenza impermeabile dell’argilla li preservò per milioni di anni dalla distruzione ad opera degli agenti atmosferici.
Queste complesse vicende geologiche hanno consentito pertanto di conservare una testimonianza unica, una specie di Pompei paleontologica, ora restituita in un contesto storico articolato, all’interno del limitrofo Centro di documentazione.

La foresta fossile è visitabile solo con personale autorizzato. Il servizio di guida è affidato alla società Kairos.

Centro di Paleontologia vegetale della Foresta fossile di Dunarobba
Voc. Pennicchia, 46 - 05020 Dunarobba – Avigliano Umbro (Terni)
Tel / fax 0744 940348

Notizie aggiornate sulle modalità di visita e relativi orari sono disponibili ai link: www.forestafossile.it; forestafossile@kairos.tr.it

Testimonianze preistoriche nel territorio La Grotta Bella.

Alle pendici nord-orientali della catena montuosa amerina si apre un’ampia e articolata cavità naturale, chiamata “Grotta Bella”. Scavi condotti dalla Soprintendenza, negli anni 1970-72, hanno rilevato una lunga presenza umana che dall’età neolitica arriva fino all’età romana. I livelli più antichi della stratificazione hanno infatti restituito materiali ceramici che attestano una frequentazione del sito dal Neolitico (5000-3000 a.C.) fino all’età del Bronzo Finale (1200-1000 a.C.).Dopo un intervallo di quattro secoli, a partire dalla fine del VI sec. a.C. fino all’inizio del I sec. a.C. la grotta fu utilizzata a scopo cultuale, come dimostra la stipe votiva rinvenuta negli strati superiori. Fra le offerte votive più antiche prevalgono bronzetti a figura umana, maschili e femminili; bronzetti raffiguranti il Dio Marte in assalto, con scudo e lancia; bronzetti di animali, soprattutto ovini e bovini, tutti assimilabili a molti depositi votivi rinvenuti in Umbria. Derivato invece da analoghi esemplari etrusco-laziali è il modellino di terracotta che riproduce un edificio templare. La ceramica a vernice nera, i bronzetti di offerenti e le monete romane di età repubblicana, attestano una frequentazione cultuale della grotta soprattutto nel III sec. a.C. L’abbandono del luogo di culto della grotta, come di tutti i santuari umbri, coincide con la guerra sociale (90-89 a.C).